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Diaz, poliziotto choc su Facebook: chi si esalta e chi si deprime, questione di cultura

Se un poliziotto che ha preso parte all’assalto della scuola Diaz durante il periodo del G8 e che dopo anni, a seguito della condanna da parte della Corte Suprema dei diritti dell’uomo, scrive che lo rifarrebbe altre mille e mille volte, non credo che si tratta di uno scandalo. Forse anche di più di uno scandalo. Nella mente del poliziotto c’è sicuramente una voglia di fare il proprio dovere superiore alla norma, dall’alto della sua uniforme ha un potere che molti cittadini non hanno, quello di assicurare l’ordine e ove necessita di rischiare la propria pelle.

Nella vita quotidiana è così ma Diaz è stata un’altra cosa, Diaz è stato l’emblema di una tortura dove persone trattate peggio delle bestie hanno rischiato di morire, ma sono morte ugualmente, la loro anima è morta, seppellita in quella scuola che per i presenti rappresenta una fossa dove il buio ha preso il sopravvento e la luce non arrivava mai. Le dichiarazioni del poliziotto attraverso Facebook sono discutibili per carità, ma è la cultura che manca, le sue sensazioni sono personali, ognuno può liberaramente esprimere il proprio pensiero, giusto o sbagliato che sia, ma è la cultura che è sbagliata, è la mentalità che dovrebbe essere diversa dal normale.

 

Perchè quando sentiamo la parola Diaz, ci viene difficile ripeterla, eppure sono solo quattro lettere, Diaz è un ricordo brutto della nostra vita nazionale, Diaz è una tragedia, Diaz è stata una tortura, e l’Europa alle autorità italiane lo ha scritto esplicitamente. Per noi Diaz è sicuramente diversa dal poliziotto che vorrebbe entrarci altre mille volte, Diaz è un luogo dove l’Italia ha perso, i suoi uomini che garantivano l’ordine hanno perso. Riusciamo in un paese come il nostro a esaltare le nostre malefatte con un modus operandi facile facile, senza pensare che dietro il “fattaccio” Diaz c’è gente che non lo scorderà mai più. Non siamo giudici di nessuno, ma abbiamo quanto meno la correttezza nei confronti delle vittime di Diaz, di schierarci e di criticare nel modo migliore mantenendo sempre un certo rispetto per le opinioni altrui, questi modi di pensare che esaltano ancor di più chi già è ad un passo dall’esaltazione.

Esaltarsi e deprimersi, due facce della stessa medaglia, chi si esalta nel ricordo di Diaz e chi si deprime nel ricordo della stessa scuola. E pensare che all’interno di una scuola dovrebbero crescere i nostri figli, la scuola dovrebbe essere la madre della cultura ed invece in quelle mura “maledette” si sono perse le speranze di un futuro migliore, perchè se i risultati sono questi, la nostra cultura si è davvero persa per strada.

Gianfilippo Bonanno