La Corte Europea dei diritti umani ha condannato l’Italia per quel raid delle forze dell’ordine alla Diaz il 21 luglio del 2001 durante il periodo del G8 a Genova, fu tortura per la Corte. Ad essere accolto è stato il ricorso di un pensionato vicentino, Arnaldo Cestaro, oggi settantacinquenne ma all’epoca dei fatti il pensionato aveva 62 anni e lui militante nel partito Comunista prima e poi in Rifondazione è partito alla volta di Genova, in occasione del G8.
Cestaro, testimone oculare e vittima di violenza, ha accusato le autorità italiane di aver violato gli articoli 3 e 13 della convenzione europea dei diritti umani. L’articolo 3 proibisce la tortura e ogni trattamento degradante e umiliante, l’articolo 13 per la mancata un’inchiesta efficace per determinare la verità. A rincarare la gravità dei fatti Cestaro con le proprie dichiarazioni corredate da certificati medici con i quali il pensionato vicentino all’epoca della perquisizione della Diaz, la notte del 22 luglio, fu pestato selvaggiamente dalle forze dell’ordine intervenute tanto che il pensionato fu costretto a delicate operazioni chirurgiche.
“Fu tortura” ha dichiarato la Corte Europea dei diritti umani, accogliendo il ricorso dell’anziano vicentino che ora potrebbe ribaltare anche altri ricorsi all’epoca dei fatti del G8 a seguito dell’incursione delle forze dell’ordine alla Diaz. Agghiacciante il racconto di Arnoldo Cestaro, le urla di ragazzi che picchiati chiamavano le proprie madri, inglesi, tedeschi, il pensionato non augura ad alcuno quello che lui ha vissuto con gli occhi e con le orecchie, rischiando di perdere la vita. Questo uno stralcio del racconto del pensionato vicentino che ha visto il suo ricorso per Tortura accolto dalla Corte Europea dei diritti umani avverso alle autorità italiane:
“Alla Diaz ho visto un massacro. Mi hanno rotto una gamba, un braccio e dieci costole. Io adesso ho 76 anni ma ho visto ragazzini che chiamavano mamma in inglese, tedesco e altre lingue. Non auguro a nessuno di vedere i propri figli chiedere aiuto così. Culturalmente siamo andati indietro… Alle undici e mezzo ho sentito un forte trambusto, stavano buttando giù i portoni della scuola. Ho pensato “ecco, arrivano i black block” ed invece era la polizia, la mia polizia, quella del mio stato democratico. Ricordo le mie urla e quelle degli altri, ho visto una mattanza incredibile, un orrore che non credevo di dover vedere mai”.