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Io una giudice popolare al Maxiprocesso: Replica Docufilm Rai

Il docufilm della Rai inspirato alla storia vera di una giudice popolare al MaxiProcesso di Palermo

In prima serata, ieri giovedì 3 dicembre su Rai 1, è stato trasmesso il film tv dedicato alla storia vera dal titolo “Io una giudice popolare al Maxiprocesso”. Caterina è una giovane insegnante di Cefalù, soddisfatta della sua vita. È felicemente sposata con Salvatore, un piccolo antiquario, e ha un figlio adoloscente, Luca, appassionato di calcio. Un giorno la sua tranquilla quotidianità viene interrotta da una convocazione del tribunale di Palermo. È stata sorteggiata come giurata popolare nel Maxiprocesso, istruito dai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, con il quale per la prima volta nella storia lo Stato italiano porta alla sbarra killer e capi mafia, accusati di aver costituito un’associazione criminale detta Cosa nostra sotto il controllo di un vertice chiamato “Cupola”.

RIVEDI Il docufilm della Rai inspirato alla storia vera di una giudice popolare al MaxiProcesso di Palermo:

Io una giudice popolare al Maxiprocesso: Replica Docufilm Rai andato in onda giovedì 3 dicembre 2020 su Rai Uno in prima serata

Deve lasciare il lavoro e recarsi ogni giorno nell’aula bunker di Palermo per assistere alle udienze. Davanti a lei sfila gente spietata
responsabile di centinaia di omicidi di altri mafiosi e di gente qualunque. È un’esperienza che la sciocca profondamente. Ma soprattutto è il suo privato a non essere più lo stesso. Il figlio Luca, sentendosi trascurato, diventa aggressivo e ostile. Il negozio del marito viene vandalizzato dai mafiosi e l’uomo chiede alla moglie di lasciare il processo e tornare alla vita di prima. Caterina è spaventata, combattuta, sul punto di cedere, ma resiste.

Grazie al sostegno di Giordano e Grasso, giudici del processo, all’amicizia di Rita, un’altra giurata, e al cambio di atteggiamento del marito e del figlio, che dopo le prime incomprensioni finiranno per supportarla, Caterina resta al suo posto fino alla fine, prendendo parte alla Camera di Consiglio che stabilirà, nel dicembre del 1987, pene pesantissime per gli accusati. Un colpo terribile alla mafia siciliana, inferto anche grazie al coraggio e al senso civico di Caterina.