Una vita di eccessi in tutti i sensi, quella di Loredana Bertè, attraverso un album e un’autobiografia, Traslocando, edito da Rizzoli e si racconta in una intervista a Vanity Fair: “Non volevo che qualcuno pensasse di poter parlare della mia vita con me morta, e quindi per forza zitta. Era da tanto che ci pensavo a questo libro, lo immaginavo così, con dentro tutto: dalla mia infanzia alla tragedia di Mimì”.
Dalla morte della sorella Mia Martina “non mi sono mai più ripresa. Lei prima di morire mi ha telefonato e io non ho risposto. Poco prima aveva anche insistito per regalarmi un cellulare ma io non l’ho voluto. Mi sono punita per questi errori che avrebbero potuto salvarle la vita”. La Bertè durissima nei confronti del padre: “Adesso aspetto solo che quello stronzo di mio padre muoia per prendere le ceneri di Mimì e spargerle nel mare di Bagnara Calabra”. Un padre che ha segnato pesantemente la sua infanzia e quella di Mimì: “Era un violento che massacrava di botte nostra madre, anche quando era incinta; uno che ha buttato mia sorella dal balcone per un brutto voto a scuola, e che, quando mamma non gliela dava, veniva in camera di noi bambine a masturbarsi guardando Mimì”.