Oliver Twist L’editoriale di Peoplexpress.it a cura della redazione sportiva del nostro sito.
“È che stanotte il signor Brown ha visto che gli rubavo in casa e Sykes poteva fare del male a Rose. Furbacchione, ora non è più un gioco. Il giovane Oliver si rivolse a Furbacchione con queste parole”. Celebre il personaggio, Oliver Twist, inglese, protagonista del capolavoro di Charles Dickens e quella frase che, riletta con i dovuti distinguo, sembra riportare il mondo a quasi 200 anni fa. Oliver giovane sfortunato e senza avere avuto un punto di riferimento, per via delle sue vicissitudini negative fin dall’infanzia conduce una vita maltrattata dagli adulti.
L’Oliver de noantri è giovane ma non sprovveduto. Viene da una famiglia di arbitri di livello, a 23 anni è stato il primo fischietto a quell’età ad arbitrare nella Premier League. Inghilterra è la terra del calcio, loro dicono di averlo portato in Europa, dove la figura arbitrale è stata sempre etichettata con la frase, “Arbitro all’inglese”. Arbitro all’inglese è la tipica definizione di una condotta di gara dell’arbitro che lascia giocare molto e tanto, che allunga il gioco effettivo delle due squadre. In parole poverissime, l’arbitro all’inglese è colui che certi contatti neanche li fischia, specialmente se dentro l’area di rigore. Oliver, Michael nome di battesimo, tutto è sembrato meno che all’inglese.
Real Madrid-Juventus 1-3: Highlights.
Fino a qualche ora prima della gara, dopo aver letto il nome principale della terna, pensavo che il fischietto fosse tedesco. Poi grazie agli ormai consueti mezzi di informazione a portata di mano, Google docet, ho scoperto la nazionalità dell’ormai noto Oliver. “Inglese inglese, è un arbitro inglese, buon per la Juve che avrà un arbitro all’inglese. Età 35 anni. Cavolo giovane per arbitrare un Real Madrid-Juventus”. L’età non sarà mai una discriminante, e non dovrà esserla ma l’episodio finale meritava quanto meno un briciolo di razionalità.
Lasciando perdere la grande partita fatta dalla Juventus, questo aspetto non può e non deve essere correlato all’episodio topico, l’arbitro ha voluto, come si suol dire nei polverosi campi dei dilettanti, fare il “fenomeno”. Ergersi come protagonista e giudicare senza il minimo dubbio l’episodio che risulterà decisivo ai fini della partita e della qualificazione alle semifinali di Champions League. Già l’episodio! Nel calcio tanti episodi fanno la differenza ma sempre nel calcio anche il singolo episodio ha lo stesso potere magistrale di tanti. Potere che ha un uomo con il fischietto in bocca, il cui giudizio è inappellabile. La rabbia scaturita è l’esatta conseguenza della presunzione della giacchetta celeste.
Mi schiero con Andrea Agnelli e non proprio con Buffon, per le dichiarazioni al termine della gara. Finalmente dopo generazioni di Agnelli “sboroni” e di potenti arricchitisi dietro proletariato e governi altamente amichevoli, un erede educato, vero e sincero. Un solo appunto tecnico, che forse mi compete molto ma molto poco, ma lo penso e lo scrivo.
Real Madrid-Juventus 1-3: lo sfogo di Gianluigi Buffon.
Il momento clou della sfida di ieri si è sviluppato attorno al minuto 60. Quindi 30 minuti prima del finale. Il Real Madrid subisce il terzo goal. Un goal che ha zittito il Santiago Bernabeu e che ha distrutto il vantaggio dei blancos. Per di più propiziato da una clamorosa papera di Navas. La dinamica dello 0-3 piegherebbe pure il ferro senza fuoco. L’obiettivo era fare il quarto goal e sognare ad occhi aperti. Al posto di Allegri avrei messo dentro la migliore forza che in panchina, ad esempio Cuadrado. Al posto di Oliver avrei fischiato tre volte per mandare ai supplementari Real e Juventus, ed avrei proseguito nella migliore consuetudine della classe arbitrale britannica, che fino a ieri sera credevo fosse all’inglese.