Report | 30 ottobre: marketing genetico, grani trattati e diamanti. Nella puntata di Report, la seconda di questa nuova stagione, andata in onda su Rai 3 e condotta da Sigfrido Ranucci, tante inchieste. Riflettori puntati sull’inchiesta denominato “Il patrimonio” di Giorgio Mottola. Report si occupa di corsa all’oro genetico: il nostro dna. È in atto una rivoluzione nella medicina e nella scienza che avrà presto un enorme impatto sulla nostra vita quotidiana.
L’obiettivo è quello di sconfiggere malattie che consideravamo incurabili e salvare milioni di vite. Nascono piccole aziende che si inventano attività intorno al marketing genetico: dai cosmetici dna-compatibili, ai club per cuori solitari in cerca del gemello di dna. In questa corsa c’è chi è avanti a tutti: Google. Il colosso di Mountain View ha messo in piedi una delle banche genetiche più grandi al mondo, che gli ha consentito di sbarcare nel settore della salute. Gli altri giganti del web non sono da meno: Amazon, Microsoft e Facebook da anni stanno investendo in progetti legati alla genetica.
Altra inchiesta dal titolo “Che spiga” a Report di lunedì 30 ottobre. Manuele Bonaccorsi nell’inchiesta ha indagato sulla pasta: da dove viene il grano? Report è andato in Canada, che è il primo produttore mondiale di grano duro e il paese da cui l’Italia importa ogni anno un milione di tonnellate. Lì le spighe sono coltivate con largo uso di glifosato, il diserbante più diffuso al mondo. Il glifosato, secondo lo Iarc, l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro è un probabile cancerogeno. Ciò nonostante, la Commissione Europea ha proposto di rinnovare l’autorizzazione all’uso del composto chimico in Europa, anche sulla base di uno studio dell’Efsa, l’ente europeo per la sicurezza alimentare, in gran parte identico a studi realizzati dalle aziende produttrici di glifosato.
E com’è andata a finire la vicenda su cui avevamo indagato in “Occhio al portafoglio?”: un anno fa Report ha denunciato che i diamanti venduti attraverso gli sportelli di banca avevano un prezzo doppio rispetto al reale valore di mercato. Ad oggi il mercato delle due società che vendevano diamanti ai risparmiatori è fermo. Nessun nuovo cliente, scoperto l’inganno, è disposto a pagare un diamante il doppio del suo reale valore di mercato. Il cerino rimane così nelle mani di tutti quei risparmiatori ancora in possesso di uno di questi diamanti.