Nuova puntata di Report, programma d’inchiesta su Rai 3, condotta da Sigfrido Ranucci ricca di casi molto inquietanti. Tra le inchieste della trasmissione della Rai, hanno destato particolare interesse fra il pubblico quelle intitolate “L’Affaire CSM” e “Sotto i ponti”. L’attenzione del programma è stata anche rivolta ad una delle famiglie più ricche d’Italia: Benetton. In particolare la trasmissione ha portato a conoscenza del pubblico le condizioni dei rivenditori dello storico marchio di abbigliamento.
United victims of Benetton, inchiesta di lunedì 9 dicembre. In un periodo dove le vicende del Ponte Morandi sono tornate a occupare le prime pagine dei giornali, Report torna a parlare di Benetton laddove tutto era cominciato: dalla moda. Ancora nel 2010 Benetton soltanto in Italia contava su una rete commerciale di circa 3000 punti vendita, comprese decine e decine di megastore negli angoli più prestigiosi delle principali città italiane. Di quei negozi a oggi ne sono rimasti appena un migliaio.
A rimetterci, tanti piccoli imprenditori che al marchio avevano legato a doppio filo tutta la loro esistenza. Vendevano alle condizioni imposte da Benetton, ma senza che fosse riconosciuto loro nessun diritto, neanche quello di firmare un contratto.
United Victims of Benetton: replica inchiesta di Report.
L’affaire CSM, inchiesta a Report di lunedì 9 dicembre. Quando la politica cerca di influenzare le toghe. Il magistrato Luca Palamara, cinque componenti del Consiglio superiore della magistratura e i deputati Luca Lotti (Pd) e Cosimo Ferri (Iv) vengono registrati mentre discutono le nomine ai vertici delle procure.
Per quella di Roma, in particolare, puntano su Marcello Viola, attuale procuratore generale di Firenze. In lizza c’era anche Giuseppe Creazzo, capo della Procura di Firenze che ha indagato sia i genitori del segretario di Italia Viva Matteo Renzi sia la Fondazione Open.
L’affaire CSM: replica inchiesta di Report
Sotto i ponti, inchiesta a Report di lunedì 9 dicembre. Il conto lievita. Il degrado della rete autostradale lascia un lungo segno, fatto di code, circolazione dai porti in affanno, riduzioni di corsie a rischio, gallerie non a norma e ponti chiusi al traffico. Dopo l’ennesimo crollo in Liguria in un tratto dell’A6, lo scorso 24 novembre, e dopo la chiusura improvvisa del viadotto sull’A26, si è capito che la ferita aperta dal ponte Morandi è molto più estesa.
Sotto i ponti: replica inchiesta di Report
Autostrade per l’Italia toglie il monitoraggio delle sue infrastrutture alla sua controllata, SPEA engineering, finita sotto inchiesta. E mentre il governo discute se revocare la concessione, alcune procure italiane vanno avanti tra nuovi sequestri e blocchi al traffico dei mezzi pesanti. Con un rilevante dubbio, alla vigilia dell’esodo natalizio: il problema riguarda solo la Liguria o tutta Italia?