Report | Replica 4 dicembre: Venduti, Il lobbista che è in noi, Che cavolo mangio. Dismissioni di asset fondamentali, le lobby misteriose, la parità dei sessi e l’alimentazione. Sono questi i temi trattati in questa puntata di Report.
Venduti. La vicenda Telecom sta facendo emergere la dismissione della grande azienda italiana, perché una parte importante dell’industria del nostro paese sta andando all’estero. La francese Vivendi, con appena il 23,9%, controlla Telecom, all’Ilva di Taranto, dopo anni di querelle e un’infinità di decreti in deroga alle autorizzazioni ambientali, arrivano gli indiani di Mittal. Le trattative con i sindacati sono in corso ma anche i ricorsi al Tar, e c’è il rischio che salti tutto: il ministro Carlo Calenda il 29 novembre ha bloccato i tavoli. Intanto l’alta moda e il lusso vanno ai francesi, la Sardegna al Qatar, così come Meridiana, mentre speriamo di vendere Alitalia. Ma quando Fincantieri, azienda pubblica, cerca di ingrandirsi e firma un contratto per assorbire i cantieri navali francesi, la politica d’oltralpe ci blocca. Giovanna Boursier intervista in esclusiva il ministro dello Sviluppo Calenda.
Il lobbista che è in noi. Cosa sappiamo realmente di cosa fanno le lobby e soprattutto di chi sono i lobbisti? Poco o nulla: l’Italia è uno dei pochi paesi in Europa a non avere una legge che regolamenti il settore. La Camera dei deputati ha di recente introdotto un registro per i portatori di interesse, ma non è obbligatorio dichiarare né chi si incontra né cosa si fa. A Bruxelles, invece, dove esistono regole molto stringenti, sono registrati presso il Parlamento europeo oltre undicimila lobbisti. Ma in realtà se ne stimano più del triplo e, considerando che per la Commissione europea lavorano 33.000 persone, c’è un lobbista per ogni dipendente. Quanto incidono sulle decisioni politiche le lobby? Per capirlo, Report vi racconterà la vicenda della sigaretta elettronica. Qualche anno fa c’è stato un boom, poi molti hanno smesso di usarla. Come mai?
Report | Replica 4 dicembre: Venduti, Il lobbista che è in noi, Che cavolo mangio. L’isola delle parità. In Italia la parità retributiva tra uomo e donna è garantita dalla legge: per le stesse mansioni, dovrebbero guadagnare la stessa cifra. Eppure, secondo l’Istat esiste nel settore privato un divario del 12% tra gli stipendi di lavoratori e lavoratrici: questo perché ci sono meno donne ai vertici delle aziende, ma anche perché, a parità di ruolo e di lavoro svolto, la donna guadagna di meno. Il problema riguarda molti paesi e in Islanda, per risolverlo, hanno inventato uno strumento matematico: uno standard al quale tutte le imprese devono conformarsi, valutando le qualità dei dipendenti e la difficoltà dei compiti che svolgono. A ciascuno viene assegnato un punteggio e in base a quello viene riconosciuto lo stipendio, che è sempre pubblico in base alle regole di trasparenza. Anche in Italia le aziende sono obbligate, ogni due anni, a inviare un rapporto sulle differenze di genere.
Ad analizzare i dati è un organismo di tutela: la consigliera di parità. Ce n’è una in ogni regione e anche una in ogni provincia, per intervenire sulle discriminazioni e promuovere politiche di genere. Ma cosa fanno le consigliere? L’Italia ha le regole giuste, ma farle rispettare è un altro paio di maniche. E quando un paese ha il tasso di occupazione femminile più basso d’Europa, con una donna inattiva su due (solo la Grecia sta peggio di noi), è necessario tenere alta la guardia.
Report | Replica 4 dicembre: Venduti, Il lobbista che è in noi, Che cavolo mangio. Che cavolo mangio. Caffè: dannoso per il cuore o elisir di lunga vita? Latte: previene alcune malattie o ne aumenta il rischio? E la carne, fa male oppure no? Esistono davvero cibi miracolosi per la salute, come le bacche di goji? Stando a quello che si legge su internet e che esce sui giornali e in tv, è vero tutto e il contrario di tutto quando si tratta di quel che mangiamo. Sono spesso gli stessi studi scientifici ad avere conclusioni contrastanti tra loro. Come si fa a distinguere quelli scientificamente più affidabili? Cosa dobbiamo considerare per capire se ci possiamo fidare o no? Visto che l’industria può influire sui risultati di una ricerca alimentare e anche sulla sua pubblicazione. Allora come ci si orienta nella giungla nutrizionale?