Il nuovo decreto, l’ultimo in serie datato 26 aprile non ha concesso proroghe al calcio che rimane chiuso in attesa di capire quando le squadre di Serie A potranno tornare ad allenarsi. Gli sport individuali o comunque l’allenamento individuale è possibile dal 4 maggio per gli sport di squadra bisognerà attendere ancora.
Così stando a quanto redatto nel decreto la Serie A resta con il fiato sospeso. Nei giorni giorni il presidente della FIGC, Gabriele Gravina ha stabilito che il 2 agosto sarà il termine ultimo per terminare la stagione sportiva 2019/2020.
Nelle scorse Lega Serie A e FIGC si sono interrogate nuovamente sul ritorno in campo e la non “apertura” degli allenamenti dal 4 maggio di fatto sposta tutto al 18 del mese prossimo. Se verrà superato il termine del 14 giugno, la Serie A adotterà il piano B. Le ipotesi più probabili vanno dalla non assegnazione dello Scudetto, alla retrocessione delle ultime due formazioni in classifica ed alla promozione dalla B di altrettante squadre. C’è anche la possibilità di congelare le retrocessioni e portare a 22 le squadre per la stagione 2020/2021 con la promozione delle prime classificate del campionato cadetto.
Emergono però altre ipotesi come quella della disputa di PlayOff e PlayOut, soluzione che potrebbe portare alla fine della stagione agonistica in poco tempo. 4 settimane al massimo per concludere la stagione, assegnando lo scudetto, le retrocessioni, le promozioni, i posti per la qualificazione alla Champions ed all’Europa League. (Leggi il nostro articolo su ipotesi PlayOff).
Serie A quindi che vive un momento di grande attesa, da Palazzo Chigi non c’è stata alcuna apertura, anzi l’ennesima chiusura alle società che speravano di poter essere autorizzati a disputare gli allenamenti. Prima di procedere alle sedute degli allenamenti, le formazioni dovranno sostenere dei test medici, il controllo capillare di quei calciatori che oggi si trovano nelle loro residenze fuori dalla nazione. Poi almeno un mese di intenso allenamento, prima della ripresa del campionato. I tempi tecnici per il ritorno in campo allontanano sempre più l’ipotesi del rientro alla normalità del calcio giocato: il piano B oggi sembrerebbe l’alternativa più pratica.